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Non è tutto noia ciò che pensa.
Intervista con Riccardo Dal Ferro

di Leonardo Tonini

24 marzo 2017


Riccardo Dal Ferro o, nello pseudonimo medievaleggiante, Rick DuFer, è un pensatore e divulgatore filosofico che pubblica i suoi video su Youtube, dove conta migliaia di followers. Ci siamo voluti confrontare con lui ponendogli domande sulla reale possibilità di fare filosofia con i nuovi mezzi mediatici, sul come e su quali caratteristiche dovrebbe o potrebbe avere una filosofia che si muova con la tecnologia dell’oggi, più atta, almeno nell’immaginario comune, a veicolare contenuti di intrattenimento piuttosto che approfondimenti.

D. IL TUO MOTTO È “NON È TUTTO NOIA CIÒ CHE PENSA”. PERCHÉ? CHE COSA HAI CONTRO LA NOIA? PENSO ALLO SPLEEN DI BAUDELAIRE E A TANTA LETTERATURA SULLA MALINCONIA E SULLA NOIA INTESA COME SENTIMENTO PRODUTTIVO. PENSO ANCHE A TANTE OPERE D’ARTE CHE INSISTONO, O HANNO INSISTITO, SULLA NOIA. PENSO ALLA NOIA COME PRODUTTRICE DI SENSO, E ALLA NOIA DEI BAMBINI COSÌ FUNZIONALE ALLA NASCITA DI UNA COSCIENZA. NON È UN LUOGO COMUNE TIPICAMENTE MODERNO E GIOVANILISTICO? NON È UN PREGIUDIZIO, ALLA FINE, CHE TUTTO, AL GIORNO D’OGGI, DEBBA ESSERE DIVERTENTE?


R. Partiamo dal presupposto che ho sempre detestato annoiarmi e ho sempre ricercato il modo per mantenermi attivo, fin da bambino, e questo non mi ha certo precluso l’approfondimento letterario e la comprensione filosofica. Diciamo che ho sempre cercato di riempire i momenti di ozio con le pagine da leggere, attività che mi sembra tutt’altro che noiosa, detto tra noi. In secondo luogo, si tratta ovviamente di un motto, quindi “Non è tutto noia ciò che pensa” è più simile a un jingle da ricordare per riconoscere un mio contenuto che un aforisma degno di attenzione filosofica. Non ho mai cercato di demonizzare la noia e l’ozio e riconosco la produttività potenziale di un momento di inattività. Se io non ho mai trovato produttiva la noia per me stesso, ciò non significa che in un’altra persona la noia non possa essere il motore stesso della creatività.
Ma credo che oggigiorno l’annoiarsi sia qualitativamente diverso rispetto a quello di Baudelaire, e al tempo stesso lo è la fuga dalla noia. Credo sia il mio modo per avvicinare coloro che vedono una noia “bidimensionale”, quella per intenderci del non essere circondati da mille stimoli visivi, uditivi, sensoriali. La filosofia viene considerata “noiosa” poiché ha a che fare con il silenzio, ma ciò che voglio trasmettere è che nel silenzio non c’è alcuna noia, anzi, ci sono più cose da fare, da dire, da pensare e da scoprire in un pensiero sussurrato che non nel mezzo di un salone dell’Ikea.


D. COSÌ COME LO STILE CAMBIA IL CONTENUTO, O MEGLIO LO STILE È IL CONTENUTO, TI CHIEDO: COME CAMBIA LA FILOSOFIA, E COME È CAMBIATA, CON L’ARRIVO DI UNO STRUMENTO COME, PER CITARE L’ULTIMA EVOLUZIONE, LE LIVE SU YOUTUBE? SARÀ ANCORA POSSIBILE UN APPROFONDIMENTO COME IN UN SAGGIO? SARÀ ANCORA POSSIBILE UN’INDAGINE COME UNA CRITICA KANTIANA ATTRAVERSO I VIDEO? COME SECONDO TE LE NUOVE TECNOLOGIE STANNO CAMBIANDO NON SOLO IL MODO DI FARE FILOSOFIA E DI FRUIRNE, MA LA FILOSOFIA STESSA?

R. Io ho scelto deliberatamente il mezzo video per fare divulgazione e produrre pensiero filosofico. Avrei potuto scrivere saggi (e in futuro spero proprio di farlo) oppure puntare a una cattedra universitaria, ma poi mi sono accorto che la filosofia non vive senza la comunità da cui trae le proprie riflessioni, e quella comunità si può incontrare in modo diretto e senza filtri sul web. Se mi chiedi come sia cambiata la filosofia ai tempi di Youtube, questa è una risposta che ancora non so darti dopo due anni di attività e ancora mille cose da scoprire e sperimentare. Ma sono certo che attraverso il mezzo video si possano fare cose straordinarie, al livello delle critiche kantiane (non che io abbia già fatto qualcosa a quel livello, intendiamoci). In fin dei conti, la filosofia si avvale della scrittura e della diffusione per mezzo stampa da relativamente poco tempo rispetto alla vastità del pensiero umano, perciò nulla ci vieta di guardare al web e ai video come a uno dei prossimi mezzi attraverso i quali poter riflettere come abbiamo riflettuto leggendo Wittgenstein. A questo puntano i miei video, non solo a creare una conoscenza nozionistica di alcuni autori del passato, ma a produrre idee, mutamenti e riflessioni nell’animo di chi ascolta. E ti dirò, stando alle decine di mail, commenti e messaggi che ricevo ogni giorno, mi sembra persino di riuscirci piuttosto bene.


D. A QUALCUNO NON POTREBBE VENIRE IL SOSPETTO CHE IL MEZZO "POVERO" DEI VIDEO SU YOUTUBE, SIA FUNZIONALE A UNA FILOSOFIA POVERA? - COME UNO CHE PUBBLICA LE SUE POESIE SUL BLOG PERCHÉ NON RIESCE A TROVARE UN EDITORE. E CHE QUESTA CONDIZIONE POSSA PORTARE A NON ACCEDERE A TUTTA UNA SERIE DI FILTRI CHE DETERMINANO LA QUALITÀ DI CIÒ CHE SI PRODUCE (RIVISTE, UNIVERSITÀ E UN DIBATTITO DI TIPO ACCADEMICO).


R. Chi sono io per impedire un tale sospetto? Il web si porta indubbiamente dietro il problema della mancanza di filtro, cosa che sta portando a immani problemi nel rapporto tra libertà di espressione e veridicità di ciò che si dice. Ma chi si sottrae a questo gioco per paura di vedersi trascinato in una “svalutazione” dei propri talenti, per me è dalla parte sbagliata della storia. Il web sarà un mezzo povero finché la maggior parte di coloro che lo usano produttivamente saranno poveri, da un punto di vista intellettuale, umano e culturale. Alla generazione di divulgatori, intellettuali e filosofi precedente alla mia imputo questa colpa: di aver schivato (e schifato) il web per 15 anni, lasciando campo aperto ai truffatori del pensiero, ai manipolatori delle opinioni, senza metterci la faccia per innalzare un po’ il livello del dibattito. I filtri saranno necessari fintantoché un serio pensiero critico non sia diffuso ed efficace e io vivo il web come il non-luogo in cui far sviluppare quel pensiero critico, in modo che domani non ci sia nemmeno più bisogno di chiedersi se un filtro serva o meno. Il sospetto di cui parli non può essere l’alibi per sottrarsi alla partita. Io me la gioco fino in fondo.


Riccardo Dal Ferro (Thiene Vi, 1987) insegna scrittura creativa e sceneggiatura teatrale e ha collaborato con la cattedra di “Storia del pensiero scientifico” alla facoltà di Filosofia dell’Università di Padova. Il suo canale Youtube, Rick DuFer, si trova all'indirizzo: https://www.youtube.com/c/riccardodalferro



Codex Manesse, 192v, 1300-1340


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