Kasparhauser





Rivista di cultura filosofica

2017


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Fenomenologia del Circuito Integrato
di Andrès Reyes

9 aprile 2017*


a L.C. colei che conosce i metodi e comprende le eccezioni

In ogni storia della filosofia per studenti, la prima affermazione è che la filosofia cominciò con Talete, il quale diceva che tutto è fatto d’acqua”. Il matematico Bertrand Russell, autore insieme ad Alfred Whitehead dei Principia, incomincia così la sua storia della filosofia occidentale ricordando come quest’affermazione crei disagio agli studenti che affrontano per la prima volta una disciplina di cui non si capisce mai esattamente l’argomento. Un giorno Talete di Mileto (580 a.C.) notò una resina fossile che acquisiva la capacità di attirare corpi leggeri come la paglia quando veniva strofinata. Per il filosofo presocratico questa era anche la dimostrazione che tutte le cose fossero animate. Quella che per noi era l’ambra per i Greci era invece élektron [ήλεκτρoν] da cui l’etimologia della parola elettronica. Interessante notare come la filosofia nasca con l’elettronica o per lo meno che vi sia un forte legame fra i filosofi e l’elettricità. Come sottolineato dal sociologo Armand Mattelart, l’energia elettrica, prima di ogni reale applicazione, ha alimentato l’immaginario di una società ugualitaria e connessa da una “perfetta rete di fili elettrici” come nel saggio del 1852 The Silent Revolution di Michael Angelo Garvey. Ideologia che nasce nella prima metà del XIX secolo con il filosofo francese Claude-Henri de Saint-Simon (1760-1825) che vedeva nelle nascenti reti di comunicazione (ferrovie, ponti, strade, telegrafi ecc.) un metodo per ‘collegare’ i singoli membri di una comunità. La comunicazione non avrebbe solo ridotto le distanze fisiche, ma anche quelle fra le classi sociali, il “tutto per mezzo del vapore e dell’elettricità” (Saint-Simon).

Nel 1904 l’ingegnere britannico John Ambrose Fleming (1849-1945), costruì un tubo a vuoto che chiamò valvola termoionica. In latino ‘valvae’ erano i battenti di una porta minuscola che alla pari di un interruttore potevano aprire e chiudere il transito della corrente elettrica. Questo nuovo componente venne definito anche diodo, essendo solo due (δι-) le vie (oδόϛ) percorribili dalla corrente elettrica. Inoltre i due conduttori vennero chiamati reofori cioè portatori di corrente (ρέoϛ, corrente e ϕoρόϛ, che porta) e distinti fra catodo e anodo cioè due parole greche che indicano la discesa (κάϑoδoϛ) e la salita (άνoδoϛ). Tre anni dopo l’americano Lee De Forest (1873-1961) inventò il triodo, da lui battezzato Audion, aggiungendo un terzo conduttore (la griglia) al diodo fra il filamento (catodo) e la placca (anodo), facendo in modo che la valvola amplificasse la corrente. Per gli antichi Greci il triodo (τρίoδoϛ) non era altro che la biforcazione di una strada e le situazioni di crisi in cui un individuo si trovava dinanzi ad una scelta (δίλϵµµα). Crisi che sarà anche tema portante nella filosofia di Søren Kierkgaard (1813-1855) ed in parte dell’esistenzialismo. Grazie all’audion si poté trasmettere via radio in diretta, come il 13 gennaio del 1910 successe col concerto dal Metropolitan Opera House di New York del tenore italiano Enrico Caruso, nel quale interpretava il “clown tragico” Canio, che in “Pagliacci” scopre il tradimento della moglie Nedda.

Ah, ridi, Pagliaccio,
sul tuo amore infranto!
Ridi del duol, che t’avvelena il cor!


Con Fleming e De Forest assistiamo così al passaggio dall’ingranaggio meccanico all’interruttore elettrico che porterà l’ingegnere Claude Shannon, nella sua tesi di laurea A Symbolic Analysis of Relay and Switching Circuits (1938), a coglierne l’analogia con l’algebra del matematico inglese George Boole (1815-1864).

Nel 1948 nei laboratori Bell il fisico inglese William Shockley (1910-1989) ed i suoi due colleghi Walter Houser Brattain (1902-1987) e John Bardeen (1908-1991) inventarono come evoluzione del triodo il transistor: prima quello a punte metalliche ed infine quello a giunzione. Invenzione da cui si svilupperà l’elettronica contemporanea e che valse il premio Nobel a tutti i tre fisici. Schockley fondò nel 1956 una sua azienda a Palo Alto in California, che però fallì subito dopo per la sua gestione autoritaria, costringendo 8 dei suoi migliori ingegneri ad abbandonarlo. Il gruppo in seguito divenne noto come “gli Otto Traditori” ed avrebbero fondato la Fairchild Semiconductor (1957), ma i più noti sarebbero stati Robert Noyce (1927-1990) e Gordon Moore che avrebbero dato vita all’Intel (1968), contrazione di Integrated Electronics, con Andrew Grove. Schocley passò il resto dei suoi anni sostenendo che i geni erano determinanti nello sviluppo dell’intelligenza e che l’uomo bianco era superiore, visti anche i risultati ai test d’intelligenza riportati dallo psico-pedagogista Arthur Jensen. Ovviamente negli anni ’80 Schockley colse l’occasione della nascita della banca del seme per Nobel da parte di Robert Graham per donare il suo.

Nel libro-inchiesta del giornalista americano David Platz veniamo invece a sapere che fine hanno fatto i 229 figli e le madri del sogno eugenetico di Schockley e Graham. Ritornando all’elettronica il nome Transistor venne però suggerito dall’ingegnere americano John Robinson Pierce (1910-2002), ed è la crasi di “transmit resistor”, parole inglesi ma di origine latina, per significare che il dispositivo era in grado di trasmettere (trans, al di là, mittere) una corrente attraverso una resistenza (resistentia, dal verbo resistere, opporsi). Pierce fu un pioniere della “musica elettronica”così che il computer cessava di essere soltanto un calcolatore, ma come sottolineato dal musicologo francese Pierre Shaeffer (1910-1995) poneva anche la duplice questione del suo utilizzo in musica come compositore o strumento vero e proprio. Assistiamo così alla nascita dei primi studi di sperimentazione come a Milano nel 1951 e a Colonia nel 1953 da parte di Luciano Berio, Bruno Maderna e Karlheinz Stockhausen. Pierce inoltre fu anche uno scrittore di fantascienza, pubblicando però con lo pseudonimo J. J. Coupling.

Alla fine degli anni ’50 Jack Kilby per la Texas Instruments (TI) e Robert Noyce (1927-1990) per la Fairchild inventarono il circuito integrato (IC) avendo la stessa intuizione: realizzare in un singolo wafer in germanio o in silicio non solo i transistor, ma tutti i componenti comprese le connessioni. Noyce, al contrario di Kilby, realizzò il circuito integrato in silicio anche grazie alla collaborazione del suo collega Jean Hoerni (1924-1997) che aveva inventato il processo planare. l’implementazione di funzioni logiche attraverso i transistor confezionati in contenitori neri di plastica o di ceramica. La confezione DIP, che identifica un package in cui i piedini sono distribuiti su due file parallele, venne creata nel 1964 da Rex Rice ispirandosi al lavoro dell’inventore Nathan Pritikin che sarebbe diventato però famoso per la dieta che porta il suo stesso nome. L’avvento del circuito integrato preparò quindi l’avvento del personal computer e dell’elettronica di consumo.

* Prima pubblicazione: Kasparhauser | Transmoderno, 2014


BIBLIOGRAFIA

B. Russell, Storia della filosofia occidentale,Tea, Milano 2006.
A. Mattelart, Storia della società dell’informazione, Einaudi, Torino 2002.
J. r. Pierce, La scienza del suono, Zanichelli, Bologna 1988.
A. Frova, Armonia celeste e dodecafonia, Rizzoli, Milano 2006.
J. C. Rissett, Musica e Computer. La Matematica, Einaudi, Torino 2011.
P. Odifreddi, Penna,pennello e bacchetta, Laterza, Roma-Bari 2005.
D. Plotz, La fabbrica dei geni. L’incredibile storia della banca del seme dei Nobel, Lindau,Torino 2006.
A. Jensen, How Much Can We Boost IQ and Scholastica Achievement?, Harvard Educational Review, 1969.
J. Hoerni, Planar Silicon Diodes and Transistors, Fairchild Semiconductor Technical Paper, 1961.
T. Foremski, How The "Traitorous Eight" Created Silicon Valley, SiliconValleyWatcher, 2011.




Macoto Murayama, Lathyrus odoratus L - top view - ow, 201 [http://www.frantic.jp/en/artist/artist-murayama.html]




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