 
  
Adolph Gottlieb, Levitation, c. 1969
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
 
  
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Nel seppellire regolare, 
eunuco in camera nuziale 
pugnala fermo 
il melograno:
  
sgranata scorza 
rinsecchita: e lì 
cadavere di hyena 
in palpitare circolare.
  
Fiore ritorto 
morina in gola 
balletto algerino di 
violastre faville.
  
E nel nido vespino, 
mirtilli e eroina: 
come spine sulluva 
giace il vedovo D-o.
  
Cremisi labbra ferine 
complimentanti nel sonno 
fiorenti dame cinesi: 
nove code di volpe.
  
Carnosi minuti seni 
di giada ornati 
e dorganza 
nostre rovine cenciose
  
sono gladioli smorfiosi: 
febbrili carni 
in limo cinereo 
di camaleonte artiglio.
  
Lezioso cigno calante 
Arlecchino in cancrena 
lustra lassenza 
è pelle di boa.
  
Vestir dortensie 
e lombrichi; 
coi lampi fornicar 
senza spogliare le nubi.
  
Frazionar il sorriso 
e non snidare lo Zero; 
negro ginepro 
fleur de lys.
  
Non elargire detriti:
  
solo anelo abiurarmi, 
ritrarmi ellittico 
con gesto barocco 
da ocra onda di lava.
  
È sfamare la mantide: non consacrare più segni che il vuoto.
  
 
(Jacopo Valli)
 
  
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