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come si accede al pensiero





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2012


Philosophical culture quarterly


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A cura di Jacopo Valli




Essere suono e luce
di Jacopo Valli


Essere luce e suono: nulla di sensazionalistico, o — tanto meno — mellifluo: è una questione fisiologica, fisica, e ontologica, quindi totalmente razionale (non nel senso di un razionalismo positivistico volgarizzato e pratico).
Se noi è Essere e quest’ultimo [ovvero noi, anche] è energia eternamente vibrante a diversi gradi di densità, è anche vero, non essendovi separazioni di piano ontologico tra i modi dell’Essere [non essendo o potendo essere il Nulla], che noi è anche la luce visibile.

«Noi è luce» : questa frase non vuole qui suonare simile alla posa di chi proclama: «Dio è amore», intendendo conferire un qualche limitante e definente attributo particolare e di natura del tutto umana e culturale ad un ni-ente, che pertanto particolari e tipici attributi avere non può. Intendo dire che la luce non è ciò che vediamo, o non solamente: noi vediamo i colori, e i colori sono fatti di pigmenti che assorbono e rigettano luce. E questo mi pare non sia differente dal fatto che noi è vibrazione materica, che però allo stesso tempo (sic!) si dà come Natura naturata, nei modi che noi siamo e possiamo vedere, annusare, ascoltare, toccare, in diversi modi e, magari, accordati in differenti tonalità, in differenti stati di coscienza.

Se noi è fisicamente, matericamente luce, ha razionalmente e fisicamente senso dire che «l’occhio è esso stesso luce» — e mi sovviene «l’occhio in cui vedo Dio è lo stesso in cui Dio mi vede» di Meister Eckhart.
Se il Nulla non è e tutto è Zero singolare-plurale [monismo come irriducibile pluralità modale e differenziazione orizzontale del molteplice perpetuamente, eternamente attuale-virtuale], non v’è separazione di piano ontologico, e, pertanto, per esempio, come l’aria è bloccata da un vetro ma è anche e allo stesso tempo il vetro; come la terra è ontologicamente anche cielo [che peraltro — bisognerebbe ricordarlo — non sta solo sopra ma anche sotto i nostri piedi], così la luce non s’arresta sulla retina, o sulla palpebra chiusa, entrambe cose che sono ontologicamente se stesse, e, allo stesso tempo, anche la luce stessa, che non è Cosa.

Considerando infine i corpi stessi come vibrazione energetica, come materia vibratile che è vibrazione materiale, potremmo iniziare ad osservarli non solo come sommatorie di organi inerti e attivi per forze esclusivamente meccaniche [cosa non errata in sé, e talora utile: basti considerare come tale piano di riferimento prospettico stia alla base della moderna medicina e chirurgia occidentale]: d’altronde — ed è pleonastico ricordare come ciò sia scientificamente, e, più propriamente, medicalmente evidente —, in nervi ed organi transita corrente elettrica e si sviluppano reazioni chimiche, le quali trasformano la materia/energia. Il cervello non governa un corpo altro da sé; la mente è corpo; il sentire è continuo, senza cesure, e del corpo stesso; il corpo è modo dell’Essere Ni–ente che È coincidente con lo stesso che non è Cosa: ancora una volta energia/materia; materia come materie/forze non da essa scisse o distinte; tensione, frequenza, vibrazione, perpetua ed eterna: luce e suono. Anche..


Julian Stanczak, Proportional orange, 2011


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