Kasparhauser 
 
2012 
 
 
 
Philosophical culture quarterly
  
 
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Chaosmografie ■ II. Teleologia | Æsth-etica 
di Jacopo Valli
 
 
  
Dellinesistenza dellAmore
Les fleurs boivent a` l'arrosoir des vagues chaudes [...]. 
Elle cherche, de me^me qu'elle cherchait les ailes de l'Amour. La place est vide, comme le sie`ge d'un spectre de the´a^tre. Le tro^ne ou` ne s'est assis Personne. 
(Alfred Jarry)  
S’interroga, Kierkegaard: «Ma cos’è l’amore?», e a sé risponde: «L’amore è presupporre l’amore; aver amore è presupporre l’amore negli altri, essere amorosi è presupporre che gli altri sono amorosi».
  
Necessario, ma impreciso: perché e l’uso dell’ausiliare Avere e l’esaurimento  almeno apparente, qui  dell’esperienza emotiva a stato  pertanto disattivante il rapporto, ch’è sempre karmico, ovvero, magico; ossia, in fieri, nel perpetuo qui (spazio) ed ora (tempo) che (s’)è  sembran evocanti un Personalismo limitante, e  anch’esso  onto-linguisticamente presupposto: un fondale dualistico, nonché speranzoso, fiducioso, talora fideistico.
  
E la speranza è anch’essa cruciale nell’esperienza Kierkegaardiana: ma una speranza considerata indiscreto seccatore ed astuto traditore, seppur giocata "contro se stessi", non fornisce forse elementi sufficienti per poter pensare a quel che mi pare un romantico escamotage: quello di dare importanza non tanto all’esistenza di Dio quanto a quella del suo amore  presupposto: come cosa e presenza di tale cosa?
  
Ora, questo viene a darsi cristianamente; nondimanco, dobbiamo considerare come dirimente la dimensione erotica  senza raggiri: eminentemente sessuale  in un’esperieza amorosa che possa distaccarsi lucidamente dalle filiazioni platoniche, dalle incrostazioni retoriche pertinenti Àgape/Caritas, Philìa, Pòthos, Storgé; in un’esperienza che non sia scissione di Kāma e Prema dimorante nella duale soggiogante dipartizione di Eros e Logos ancora attiva in qualsivoglia forma miseramente devozionale ed almeno sornionamente teistica.
  
Con Mauss e Granet, veniamo a conoscenza della modificazione del linguaggio dei sentimenti in riferimento agli ubiquitari contesti interattivi, familiari non meno che afferibili ai problemi dell’operosità comunitaria, del controllo sociale, della legittimità morale e della sovranità individuale; con Nancy, consolidiamo la cognizione di una trasformazione e varianza storico-culturale del Sentimento, e, squisitamente, dell’Amore [che pare talora risolversi in una dimensione multiculturale, o  nel migliore dei casi  transculturale, che lascia intatto il presupposto e non si produce finalmente come Babele liberata, senza struttura portante, ma come custodia del Padre: e, per dirla con Apollinarire, «on ne peut pas transporter partout avec soi le cadavre de son père»].
  
Il sentimento non è il Sentire.
  
Il sentire è del corpo che siamo, e non è disattivabile, fino a che il nostro morire non muoia.
  
Se il sentimento non esiste che nel linguaggio, al di là del noumenico e della cosa in sé:
  
L’Amore non esiste.
  
Qual dramma! E quale imperdonabile [e come potrebbe esser altrimenti, ontologicamente non potendosi dar  e meno male  perdono?] bestemmia!
  
No! È tempo di rider come l’api sui cianurici (...) sambuchi:
  
L’inesistenza dell’Amore in sé non solo non determina che non vi si possa credere e sperare [allorché come ancor necessaria fosse individualmente avvertita la brama di risentimento], ma affranca il sentire dalla sua autoimposta clausura, amplificandolo e riconsegnandolo a Sé, alla sua abbondantissima, preziosa potenza.
  
Il presupposto è eunuco in camera nuziale.
   
Afrodite lucente amante suicida vivificantesi: non come Madonna, muore al suo esser Soggetto ed in vita risorge: per amor di sé e dell’amare, dia-bolicamente smembra le dia-boliche di sé immagini sim-boliche, e si restituisce, al suo amoroso ardere [certo più che i Serafini; più che le api sui sambuchi].
  
 
 
Geometric Horsehair, Kāma, 2013 
 
  
 
   
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