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Bodei, l’illimite e il problema della tecnica
di Marco Baldino

16 febbraio 2020


Bodei si pone nella scia della critica heideggeriana al mondo della tecnica. Ne utilizza persino alcune fonti minori, come il super conservatore Oswald Spengler, emblema, almeno in alcuni luoghi, dell’ambientalismo Wandervogel (un’ideologia da boyscout, si direbbe oggi: scrollarsi di dosso tutte le restrizioni dalla società borghese per tornare alla libertà di natura) e proto-nazisita (basterebbe vedere il film della Riefensthal, Triumph des Willens, per farsi un’idea esatta del fil rouge che corre tra la Freikörperkultur di Herman Hoffmann Fölkersamb e l’ideologia hitleriana, passando per Spengler e Heidegger), per far passare una critica parallela alla nostra visione tecnica del mondo. Si veda l’esempio, ridicolo, della cascata: basterebbe pensare alle cascate dell’Iguazù-Paranà per evocare all’istante il mysterium tremendum et fascinans di Rudolf Otto, e basterebbe pensare — dice Bodei — che oggi guardiamo alla luce del sole allo stesso modo tecnico e che, se confrontato al modo in cui la luce del sole appare in Dante, in Caravaggio o in Wajda, oggi non siamo meno utilitaristi nei confronti del sole di quanto lo si sia nei confronti del salto piezometrico — sempre che poi non si scenda sul piano ultravolgare della tintarella. Bene, Bodei sembra voler prendere sul serio il programma essoterico di Heidegger: sviluppare un pensiero capace di pensare l’essenza della tecnica e pare che l’essenza della tecnica sia l’illimite, cioè, a ben vedere, quello stesso mysterium tremendum che caratterizza il sacro, solo che la tecnica, siccome è opera dell’uomo, è mera tracotanza (illimite). Alla tracotanza della tecnica bisogna dunque saper opporre la forza di quella necessità (Ananke) che è invece l’essenza della natura. Gli aspetti “inquietanti” dell’ultradominio della tecnica sono però rubricati da Bodei sotto questi termini: “l’uso dei brevetti nelle applicazioni scientifiche, le nuove tecniche di riproduzione-fecondazione assistita” e il “panopticon globale”. Ora, né l’Ufficio brevetti, né la violazione sistematica della vita privata degli individui, né, se vogliamo, la questione dell’amministrazione della riproducibilità tecnica della vita, sono di per sé questioni tecniche. Se l’illimite è l’essenza della circolarità tra tecnica, legislazione, politica e religione, ne viene che l’illimite non è l’essenza della tecnica, ma di qualcos’altro che sfugge a questo discorso. Fa piacere che Bodei riprenda tutte le parole, a mio giudizio un po’ fruste, del dibattito contemporaneo: natura, tecnica, biopolitica, minaccia/salvezza, ma è deludente che la pars construnes del suo discorso si contenti di proporre una “biopolitica affermativa”, vale a dire l’idea di far prevalere una possibilità normativa così come affiora dalla vita stessa: non già una politica sulla vita, bensì una politica della vita stessa, perché solo così, le plurali “forme di vita” possono esperire la loro autonomia, liberate da ogni sovrastante ed ‘esterno’ interdetto giuridico-normativo. Bodei ripete cioè in formula le tesi Naess e della deep Ecology, le tesi sull’etica della responsabilità di Jonas condite con un po’ di principio-speranza alla Ernst Bloch e, in verso, le tesi di Lévinas sulla responsabilità per altri. Mi chiedo chi potrà spiegare ai cinesi che devono rispettare i cani visto che non possiamo nemmeno dirgli che il loro desiderio [òrexis] “socialista” di benessere mette in profonda crisi il nostro “borghese” way of life, perché, di fatto, non sarebbe etico — il che, se ben si guarda con la mente sana, è una contraddizione tremenda. Non verremo spazzati via dalla tecnica, ma dall’impossibilità etica di adottare tecniche di sterminio di massa per impedire alle economie emergenti di pretendere di godere di una vita con tanto di benessere quanto, in passato, ne abbiamo goduto noi. Noi verremo spazzati via dall’omogeneizzazione sociale, dall’egualitarismo intercontinentale, e non c’è nulla che noi si possa fare, perché l’etica ce lo impedisce.


BIBLIOGRAFIA

R. Bodei, Limite, Il Mulino, Bologna 2016.
R. Fai, «Bodei e la ricerca del Limite. Nell’epoca della hybris ipermoderna e della dismisura», Kasparhauser. Rivista di cultura filosofica, 8 aprile 2016.
R. Bodei, Il problema del limite. La scienza e il postumano, Casa della Cultura, Milano 2017.


Mel Gibson, The Passion of Christ, 2004, fotogramma

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