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come si accede al pensiero





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2012


Philosophical culture quarterly


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A Study in Emerald / Uno studio in verde
di Neil Gaiman

(A cura di Fracesco Forini)
16 gennaio 2013




IV. La rappresentazione

Problemi di fegato?! Attacchi di bile?! Disturbi nevrastenici?! Tonsillite?! Artrite?! Questi sono solo alcuni dei disturbi che un dissanguatore professionista può curare. Nei nostri uffici abbiamo ottenuto testimonianze che possono essere verificate dal pubblico in ogni momento. Non mettete le vostre vite in mano a dilettanti. Noi lo facciamo da lungo tempo: V. Tepes — dissanguatore professionista. (Ricordate! Si pronuncia Tzsep-pesh!!). Romania, Parigi, Londra, Whitby. Avete provato il resto — ora provate il meglio!!!

Che il mio amico fosse un maestro del travestimento non avrebbe dovuto sorprendermi, eppure fu proprio così. Nel corso dei dieci giorni successivi uno strano assortimento di personaggi entrò dalla porta di Baker Street: un anziano signore cinese, un giovane roué (1), una donna grassa dai capelli rossi della quale si poteva facilmente intuire la professione che aveva svolto in passato ed un vecchio bacucco, di tutto rispetto, con i piedi gonfi e fasciati a causa della gotta. Ognuno di loro entrava nella stanza del mio amico e lui ne riusciva con una velocità pari a quella di uno spettacolo di trasformisti.
Non volle parlarmi di ciò che faceva in queste occasioni. Preferì invece rilassarsi, guardare fisso un punto nello spazio o scrivere, occasionalmente, alcune annotazioni su qualsiasi pezzo di carta gli capitasse fra le mani; annotazioni che francamente trovavo incomprensibili.
Sembrò esser profondamente preoccupato, così preoccupato, che iniziai io stesso a temere per la sua salute. Nel tardo pomeriggio poi si presentò con i suoi soliti abiti e un largo sorriso stampato in faccia e mi chiese se fossi interessato ad andare a teatro ed io risposi: “Di sicuro, d’altronde piace a tutti” (2).
“Allora prenda il binocolo da opera; scenderemo a Drury Lane” mi disse.
Mi aspettavo un’opera leggera e gradevole, o qualcosa del genere, invece mi ritrovai in quello che doveva essere il peggior teatro in tutta Drury Lane, sebbene avesse preso il suo nome dal Royal Court Theater — e per essere onesti non era neanche precisamente a Drury Lane perché era situato alla fine della strada dove Shaftesbury Road si perde verso il ghetto di St.Giles. Seguendo il consiglio del mio amico nascosi il portafoglio e portai un bastone robusto.
Dopo che ci fummo seduti ai nostri posti (mentre aspettavamo iniziai a succhiare un’arancia comprata per tre pence da un’amabile ragazza che le vendeva agli spettatori) il mio amico disse a bassa voce: “Si dovrebbe ritener fortunato per il fatto che non mi abbia dovuto accompagnare in una delle tante bische e bordelli o in un manicomio — da quello che so quest'ultimo è un altro dei luoghi che il principe Franz Drago amava visitare. Tuttavia non c’era alcun posto in cui il principe si fosse recato più di una volta. Nessun posto ad eccezione di —”.
L’orchestra iniziò a suonare e si aprì il sipario. Il mio amico era silenzioso.
A modo suo era uno spettacolo abbastanza decente: furono rappresentate tre opere in un atto unico e vennero eseguiti intermezzi comici negli intervalli. Il protagonista era alto, languido e con una bella voce da cantante, l’attrice principale era elegante e la sua voce si propagava per tutto il teatro; i commedianti avevano proprio gusto nello scegliere i testi delle arie.
La prima rappresentazione era una commedia burlesca nella quale avvenivano scambi d’identità: il protagonista aveva interpretato due gemelli identici che non si erano mai incontrati ma, attraverso una serie di buffe sventure, si ritrovarono sposati con la stessa ragazza che pensava invece di essere sposata con un solo uomo. Le porte si aprivano e si chiudevano quando gli attori cambiavano identità.
La seconda era la storia strappalacrime di una ragazzina orfana che morì di stenti sulla neve mentre vendeva delle violette coltivate in serra — la nonna la riconobbe solo all’ultimo momento giurando che si trattava della bambina che dieci anni prima era stata rapita dai banditi, ma ormai era troppo tardi ed il piccolo angelo ormai assiderato esalò il suo ultimo respiro. Devo ammettere che per asciugarmi le lacrime dovetti usare il mio fazzoletto di lino più di una volta.
Lo spettacolo si concluse con un eccitante racconto storico (3): tutti gli attori e le attrici interpretarono gli abitanti di un villaggio, esistito settecento anni prima dell'era moderna, su una scogliera vicino all’oceano. Videro in lontananza delle navi emergere dal mare. L’eroe annunciò con gioia agli abitanti del villaggio che in quelle navi c’erano i venerabili avi e che la loro venuta era stata predetta. Avevano fatto ritorno da R’lyeh, dalle foschie di Carcosa e dai piani di Lengs, dove avevano dormito o aspettato o dov’era giunta l’ora della loro morte. L’attore pensò che i paesani, visto che stavano mangiando troppi pasticci di carne e bevendo troppa birra, se li fossero solo immaginati. Un gentleman corpulento svolgeva il ruolo di un sacerdote di un Dio romano e spiegò agli abitanti del villaggio che le figure che avevano intravisto nel mare, essendo mostri e demoni, andavano distrutte.
Raggiunta la climax l’eroe sconfisse il sacerdote colpendolo a morte con il suo stesso crocifisso e preparò gli abitanti ad accogliere i Venerabili avi al momento del loro arrivo. Mentre l'eroina intonava un’aria tormentosa e sullo schermo apparvero dei sorprendenti effetti speciali proiettati dalla lanterna magica ci sembrò di vedere che le loro ombre attraversassero il cielo nel retro del palco: la Regina di Albione in persona e quella Nera d’Egitto (in una forma quasi maschile (4)) seguite dalla vecchia capra (5), dai capostipiti di migliaia di persone, dall’imperatore di tutta la Cina, dall’irrefutabile Zar, da colui che regnò sul nuovo mondo, dalla bianca signora della fortezza antartica e dagli altri.
Quando tutte le ombre attraversarono il palco, o almeno sembrò che l’avessero fatto, si udì provenire dalla galleria un potente “Huzzah” urlato spontaneamente a squarciagola da ogni spettatore tanto che l’aria stessa sembrò vibrare. La luna spuntò lassù nel cielo dipinto — poi in uno degli ultimi momenti di magica teatralità da un color giallo pallido, simile a quello delle fiabe del passato — andò gradualmente ad assumere un rosso cremisi, come quello della luna che brillava sopra di noi in quel momento.
Gli attori si inchinarono e furono richiamati alla ribalta dall’allegria e dalle risate del pubblico poi il sipario si abbassò per l’ultima volta dando fine così allo spettacolo. Il mio amico mi domandò: “Allora cosa ne pensa?”.
“Divertente, puro divertimento” e aggiunsi che le mani si erano arrossite per aver applaudito troppo.
“Mio coraggioso amico, dirigiamoci verso le quinte” mi disse con un sorriso.
Uscimmo e, passando per la strada accanto al teatro, ci dirigemmo verso la porta sul retro dove c’era una donna magra con un porro sulla guancia impegnatissima a sferruzzare la maglia.
Lui le mostrò un biglietto da visita e ci introdusse all’interno del palazzo e saliti alcuni gradini ci trovammo in un piccolo spogliatoio comune.
Le lampade ad olio e le candele brillavano davanti a vetri che sembravano sporchi, in quella stanza gli uomini e le donne si toglievano il trucco ed i costumi senza aver nessun pudore del loro sesso. Io distolsi lo sguardo ma il mio amico non sembrò affatto turbato. “Potrei parlare con il signor Vernet (6)?” chiese ad alta voce. Una ragazza che aveva interpretato il ruolo dell'amica della protagonista nella prima opera e la figlia della locandiera impertinente nell'ultimo spettacolo ci condusse in fondo alla stanza. Poi chiamò: “Sherry! Sherry Vernet!” Il ragazzo che si alzò in piedi sentendosi chiamato era magro e meno affascinante di quello che era sembrato guardandolo dall'altra parte del palco. Ci scrutò con fare dubbioso “Non ci credo che ho avuto il piacere di incontrare il signor .....?”.
“Il mio nome è Henry Camberly” disse il mio amico, cambiando un po' la sua voce “Lei forse ha già sentito parlare di me.”
Vernet rispose: “Devo confessare che non ho avuto questo piacere.”
Il mio amico si presentò all’attore dandogli un biglietto da visita su cui era inciso il suo nome.
Il ragazzo sembrò davvero interessato al biglietto da visita “Un agente teatrale? Dal nuovo mondo? Il mio ... il mio ... e l’altro signore sarebbe?” e mi sorrise.
“Lui è un mio conoscente, il signor Sebastian, ma non è del mestiere”.
“Non ho ancora avuto l’onore, anche se questo è sempre stato uno dei miei più cari desideri” ammise Vernet.
Il mio amico, con un tono molto informale, tipico di quelli del nuovo mondo disse: “Allora mio buon uomo forse il suo desiderio si realizzerà. Quell’ultima rappresentazione è stata eccezionale, non avevo mai visto nulla di simile. L’ha scritta lei?”.
“Ahimè no. Il drammaturgo è un mio buon amico, tuttavia io mi sono occupato dei meccanismi della lanterna magica nello spettacolo delle ombre. Le garantisco che non ne vedrete di meglio, in nessun altro palco al giorno d’oggi.”
“Mi darebbe il nome del drammaturgo? Forse dovrei parlare con lui in persona, con questo suo amico.”
Vernet scosse la testa facendo cenno di no “Temo che ciò sia impossibile, mi dispiace ma lui è un professionista, preferisce operare nell'anonimato lavorando dietro le quinte e non desidera che i suoi lavori vengano resi noti pubblicamente.
“Capisco”. Il mio amico tirò fuori la sua pipa dalla tasca e se la mise in bocca. Poi si tastò le tasche e disse: “Mi dispiace, mi sono dimenticato di prendere il mio porta-tabacco”.
“Io fumo una forte mistura nera ma se le va bene —” rispose l’attore.
“Certo” disse cordialmente il mio amico. “D’altronde io stesso fumo una mistura forte” riempiendo la sua pipa con il tabacco dell'attore, poi tirarono entrambi una boccata mentre il mio amico stava descrivendo un’idea che aveva avuto riguardo a un Tour che avrebbe attraversato le città del nuovo mondo, partendo dall'isola di Manhattan fino ad arrivare sempre più giù fino all’estrema punta del continente nel lontano Sud.
Il primo atto potrebbe essere quell’pera che avete rappresentata poc’anzi, l’ultima per esattezza, e il resto dello spettacolo potrebbe essere incentrato sul dominio dei Venerabili avi sul mondo e sugli dèi, magari raccontando cosa potrebbe accadere se le persone non avessero alcuna famiglia reale da ammirare — un mondo di barbarie e oscurità.
“Ma l’autore dell’opera rimarrebbe il suo misterioso drammaturgo e deciderebbe lui stesso cosa potrebbe avvenire” aggiunse l’agente teatrale. “Il nostro spettacolo sarebbe il suo. Posso garantire un pubblico al di là delle vostre immaginazioni e una percentuale degli incassi del botteghino rilevante. Diciamo il cinquanta percento”.
“Tutto ciò è molto interessante” rispose Vernet. “Spero che non svanisca come una bolla di sapone (7), voglio dire spero che non si tratti di un’idea campata in aria”.
“No signore, non sarà affatto così!” replicò il mio amico, prendendo una boccata dalla sua pipa, poi si fece una risata della battuta fatta dal suo interlocutore. “Venga domani mattina insieme al suo amico drammaturgo nel mio studio a Baker Street dopo l'ora di colazione, verso le dieci, e mi troverete ad aspettarvi con il contratto già pronto”.
Udito ciò l’attore si arrampicò sulla sedia battendo le mani per chiedere di fare silenzio: “Signore e Signori della compagnia ho un annuncio da fare” Esclamò con la sua voce tonante che riempiva tutta la stanza. “Questo gentleman è Henry Camberley, un agente teatrale e ci sta proponendo ditraversare l’Atlantico in cerca di fama e fortuna”.
Ci furono diverse reazioni festose e il commediante disse “Bene, ciò apporterà un cambiamento, non dovremo accontentarci solo di aringhe e cavoli sottaceto” e la compagnia scoppiò a ridere.
Furono quei sorrisi di tutti loro ad accompagnarci fuori dal teatro e ci trovammo immersi nelle vie avvolte dalla nebbia.
“Mio caro amico” dissi “Qualsiasi cosa sia stata...”.
“Non un’altra parola” mi rispose “Ci sono molte orecchie nella città”.
Non fu proferita alcuna parola fin quando non si fermò una carrozza, vi salimmo e procedemmo rumorosamente verso Charling Cross Road (8).
Prima di parlare il mio amico si tolse la pipa di bocca e svuotò il tabacco mezzo fumato, lo mise in un piccolo contenitore che chiuse premendo il tappo, poi se lo mise in tasca.
“Ecco” disse “Se quello non è l’uomo di cui avevamo trovato le tracce a Shoreditch, io sono olandese. Ora dobbiamo solo sperare che la cupidigia e la curiosità del dottore claudicante sia sufficiente ad attiralo da noi domani mattina”.
“Il dottore claudicante”.
Il mio amico sbuffò “Questo è il nome che gli ho dato io, era cosi ovvio dalle tracce e da molto altro, quando trovammo il cadavere del principe in quella stanza capii che quella notte insieme a lui dovevano esserci stati altri due uomini: uno alto, che se le mie deduzioni non sono errate è quello che abbiamo appena incontrato ed uno più basso zoppicante il quale ha eviscerato il principe con delle capacità professionali che fanno sospettare di un uomo di medicina”.
“Un dottore (9)?”.
“Ebbene sì, odio ammetterlo ma dalla mia esperienza ho potuto dedurre che, quando un dottore diventa malvagio si trasforma in un essere più ripugnante e oscuro del peggior taglia-gola. Così è stato per Huston colui che uccideva le sue vittime immergendole nell'acido e Campbell il quale torturava le persone usando il metodo del letto di Procuste (10)” continuò su questo filone per il resto del viaggio.
La carrozza si accostò a fianco al marciapiede (11) “Sarebbero una sterlina e dieci penny” disse il cocchiere.
Il mio amico gli diede un fiorino (12) ed il signore lo prese e se lo mise sotto il suo logoro cappello a cilindro.
“Grazie signori vi sono molto obbligato” gridò il cocchiere mentre i cavalli si addentravano nella nebbia scalpitando con gli zoccoli.
Ci avviammo verso il nostro portone e appena lo aprì il mio amico disse: “Strano, il cocchiere ha appena ignorato quell’uomo che stava aspettando all’angolo”.
Gli feci notare che di solito lo fanno alla fine di un turno.
Lui rispose “Sì, in effetti fanno così”.
Sognai delle ombre quella notte, enormi ombre che offuscarono il sole, e nella mia disperazione gli gridai contro ma non mi sentirono.


(1) Libertino. Ndt

(2) Tipica espressione idiomatica inglese che esprime consenso e una cosa generalmente gradita “as much as the next man”. Ndt

(3) Questa commedia teatrale si ispira probabilmente ad una citazione di Lovecraft: “Our moon isn’t blood-red. And I don’t know of any accounts of huge tentacled mothers rising out of the deep and driving out Judaeo-Christianity”(e alla sua opera L’ombra venuta dal tempo). Ndt

(4) Altro riferimento a Lovercraft, nei suoi racconti infatti gli esseri hanno spesso sembianze quasi umane. Ndt

(5) La capra è un elemento ricorrente nei racconti di Gaiman; infatti è fonte di molte leggende della mitologia sia pagana che della tradizione nordica. In questo caso si fa anche riferimento alla storia del teatro greco ed al ruolo che aveva il capro nelle prime rappresentazioni.

(6) Vernet è un altro nome tratto dall'opera di Conan Doyle. Ndt

(7) L’autore usa l’espressione pipe-dream; questa, tratta dalle visioni provocate dall’uso di oppio, era particolarmente in voga nel 19 secolo per esprimere piani o speranze che avevano poche probabilità di diventare realtà. Ndt

(8) Charling Cross Road a Londra è comunemente conosciuta come la strada dei libri. Ndt

(9) Il dottore zoppo potrebbe essere un riferimento ad un noto personaggio che è vissuto a cavallo fra il diciannovesimo e ventesimo secolo, a cui inoltre si ispira la figura Jack lo squartatore, anch’egli dottore. Lo zoppicare inoltre è una figura che rimanda all'idea del diabolico. Il fatto che siano le persone più istruite, specialmente i medici, a subire la fascinazione del male è uno stereotipo della letteratura, soprattutto quella del XVIII e XIX secolo. Si veda infatti, ad esemplificazione di ciò, il Faust narrato da Goethe, Il dottor Jeckyl di cui parla Stevenson, Jack lo squartatore ideato da Conan Doyle ed infine i personaggi di Lovercraft. Ndt

(10) Nella mitologia greca Procuste (dal termine Προκρούστηϛ, che significa “lo stiratore”) è il soprannome di un brigante greco che aggrediva i viandanti e li straziava. I malcapitati venivano infatti stirati a forza se troppo corti, o amputati qualora sporgessero dal letto. Ndt

(11) Gaiman spesso usa indifferentemente termini di origine americana e britannica; infatti il termine crub è americano. Ndt

(12) Il fiorino è stata la moneta in uso nel Regno Unito fino al 1971.



Vai al Capitolo I. Il nuovo amico
Vai al Capitolo II. La stanza
Vai al Capitolo III. Il palazzo
Vai al Capitolo V. La buccia ed il nocciolo

Albert Bloch, Harlequinade, 1911

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