Kasparhauser





Rivista di cultura filosofica

2020


Home

Monografie

Culture Desk

Global Age
L'Affaire Hannah Arendt
Heidegger e i Quaderni neri
Phaenomenologica

Ateliers

Economia
Etica
Estetica
Filosofia italiana
Geofilosofia
Interviste
Politica
Postmoderno
Saperi
Teologia

Chi siamo

Info








Kasparhauser ISSN 2282-1031

Estetica



2022

Giuseppe Crivella
Dans un grand geste perdu.Sugli universi figurali di Frédéric Dupré.

L'immagine infatti ora è l'effetto diffuso di un concentrico sisma scaricatosi su ordini plurimi di concatenazioni volumetriche naufraganti in viluppi trigonometrici, che a loro volta provocano a livello superficiale un fitto reticolo di progressive slogature, le quali arrivano così a sancire il tramonto definitivo dei piani rappresentativi in stesura monoscopica. Questi ultimi vengono così tramutati in uno scaleno marasma di anagrammi topologici all'interno dei quali l'osservatore si aggira e si smarrisce con lo strabismo tipico degli occhi asimmetrici di certi pesci abissali.



Hermes Salceda
Le forme dello sdoppiamento nei Testi-genesi di Raymond Roussel

La transizione finzionale tra le matrici si effettua in un certo numero di racconti attraverso la realizzazione di un disegno, molto spesso caricature ispirate da un aspetto della finzione. Come ripresa di una parte della finzione nella quale essi si manifestano, i disegni rinviano a ciò che Lucien Dällenbach chiama énoncés réflexifs intradiégétiques che si caratterizzano per una subordinazione totale alla temporalità e all'istanza narrativa del racconto primo. Tuttavia le descrizioni dei disegni configurano uno spazio testuale circoscritto in maniera molto netta, che in tutta franchezza ha la pretesa di servire da specchio rispetto a certi elementi della finzione che li accoglie.



Lorenzo Lasagna
Un posto tranquillo, poco illuminato. L’isola dei morti tra elegia e perturbamento

L'isola potrebbe raffigurare la Morte e il trapasso dei vivi che si compie con il suo raggiungimento. Il resto sarebbe essenzialmente un 'fondale emotivo' posto a contorno. Ma ci sono forze, nel dipinto, che non si lasciano ridurre ad un'allegoria di morte. Al contrario: la costruzione prospettica dell'opera (la simmetria centrale, la profondità dello sguardo, il movimento dell'imbarcazione, la composizione delle linee inclinate a disegnare - in particolare dalla terza versione in avanti - una sorta di teatro) favorisce il prodursi di un'attrazione, per quanto ambivalente e morbosa. La verità è che il quadro ci respinge sul piano emotivo, ma strutturalmente ci attrae verso di sé, inesorabilmente.



2021

Giuseppe Crivella
Inventariare la morte. Il Soccombente di Thomas Bernhard

Il Soccombente è uno di quei romanzi che nasce avvitandosi integralmente attorno ai bei congegnati moduli strutturali di quella che potremmo chiamare un'architettura dello sfacelo. Dilagando sotto la spinta incontenibile di una notturna secrezione memoriale, il romanzo è anche un esempio perfetto di ascesi negativa: il fallimento dei due personaggi è una sorta di Itinerarium mentis in Nihil, il risultato di una volontà accanitamente ostile a se stessa, la quale persegue monomaniacalmente una unio spastica non con l'assoluto, ma con la devastazione e la disperazione, culminanti come loro più naturale sviluppo in un raffinatissimo solipsismo a tre.



2020

Lorenzo Lasagna
«C’è qualcosa là fuori?». Appunti sull’eerie e lo Spazio nel cinema di fantascienza

Come l'esperienza estetica in generale, anche il perturbante occupa nella nostra epoca uno spazio debole, residuale; fatalmente, esso è ricatturato (come tutto) in una dimensione immanente. Dal piano del perturbante siamo scivolati sempre più su quello del disturbante, che è un piano più cinetico, meccanico, funzionale. Anche il genere fantascientifico, che dopo lunghi anni di letargo dà qualche segno di risveglio, non è più interessato all'oltre-soglia, al non conosciuto, ma concepisce se stesso espressamente come prolungamento e come protesi del reale.



Andrea Ponso
Hans Urs von Balthasar. La Teologia dei tre giorni e l'estetica contemporanea come luoghi di un possibile confronto

Cos'è, in effetti, il postmoderno se non l'acclimatarsi in uno spazio del simulacro in fondo fine a se stesso e pago della sua inconsistenza, della sua non speranza, della sua mancanza di relazione mascherata da una rete potenzialmente infinita di relazioni virtuali? Il rapporto con la modernità e con la contemporaneità, dove la bellezza intesa in senso classico si immerge e si nasconde nel caos e nell'informe, come in un sabato eterno e privo di collegamenti redentivi certi, è forse davvero il segno sacramentale da cui ripartire.



Anna Mastrini
Michel Foucault: Una piega nello spazio

Il teatro, il cinema, così come i giardini e i tappeti d'oriente o come le prigioni e le cliniche sono solo alcuni degli innumerevoli contro-spazi che affollano la nostra quotidianità. Questi luoghi o non-luoghi proiettano una situazione diversa a quella in cui siamo soliti muoverci, che sia di perfezione utopica o di distorsione eterotopica non fa una particolare differenza, ciò che conta è il fatto di far emergere una possibilità nuova, lo scacco della diversità e così facendo insinuare un dubbio nella mente degli uomini.



Giusepe Crivella
Des animaux à matrices multiples. Processi di animalizzazione endometamorfica

Simile ad un macroscopico punto cieco sito nel cuore pulsante della labirintica trattazione dedicata al Barocco, l’animale non trova alcun posto nello scritto benjaminiano del 1928 sul Trauerspiel. Eppure va detto che lo scrupolo analitico con cui il pensatore berlinese vaglia le fonti al fine di recensire in maniera più che minuziosa i motivi dominanti e centrali del Barocco è senza dubbio fra i più vigili e penetranti.



Walter Valeri
I tempi passano, i poeti restano. Un contributo alla monografia “Contro la poesia”

Anni fa ho avuto l'onore di ascoltare dalla voce di Fortini, di fronte ad un piatto di patate, agnello al forno e barbera in caraffa, una frase che ancora mi ronza nelle orecchie, quasi indelebile: “Spesso la Musa bacia la fronte degli indegni”. Lo disse dopo aver recitato in francese alcuni frammenti dei Fiori del male di Baudelaire. Poi, con occhi luciferini, la Pentecoste del Manzoni. Una serata indimenticabile.



2019

Giuseppe Crivella
Am Anfang war das Bild...
Didi-Huberman lettore di Warburg [PARTE SECONDA]

Il Nachleben dunque, proprio per la sua natura arditamente anacronica e soprattutto per il suo radicamento cronologico disseminativo e schizoide, istituisce puntiformi e reticolari reazioni e relazioni di interscambio tra attualità e primitività, trasformando l'immagine nel risultato di un ampio montaggio temporale e pulsionale di tensioni plastiche, scariche patetiche, sovradeterminazioni figurali. In esse ogni elemento, ogni dettaglio è attratto e in parte modificato da questo denso scorrere di forze e dal conseguente ridistribuirsi delle stesse sotto forma di morfologie ancipiti presso le quali un rapporto inedito tra forma e contenuto è istituito in modo tale che una distinzione netta e precisa tra di essi diventa assolutamente improponibile: carica emotiva e formula iconografica permettono così di uscire dai dualismi classici (forme/contenuto, storia degli stili/ storia della cultura) intrecciandosi in una agitata configurazione in seno alla quale esse non risultano mai sintetizzabili in pieno ma neppure mai districabili in toto.



Giuseppe Crivella
Am Anfang war das Bild...
Didi-Huberman lettore di Warburg [PARTE PRIMA]

Perché l’atlante e il labirinto? Su che cosa si regge e che cosa motiva questa congiunzione posta quasi in sordina a sussurrare l’esistenza di una segreta continuità naturale tra i due termini? Non scorre invece fra di essi una marcata ostilità, una inestirpabile repulsione reciproca che li rende antitetici e inconciliabili? O forse a saldarli è una ruvida coincidentia oppositorum che li porta ad orbitare l’uno nelle zone d'assenza dell'altro? Vediamoli un attimo un po’ più da vicino.



Giuseppe Crivella
Se la scrittura è un cenotafio. Ceronetti prossimo nostro

Sfuggente e inafferrabile, Ceronetti è forse l'ultimo grande poligrafo di lingua italiana. Compulsatore onnivoro della letteratura universale, i suoi testi nascono come fluidi mosaici ove confluiscono senza sosta correnti di scrittura altamente variegate e difformi, sublimate però in piccole raccolte di micro-narrazioni discontinue e frammentate, le quali tradiscono in ultima istanza le provenienze più inaspettate e sorprendenti.



Lorenzo Lasagna
Le montagne proibite. Appunti sull'arte e la produzione di senso nella società antisimbolica

Una società come la nostra, pervasa dall'informazione digitale, tende a concepire ogni possibile senso come interpolazione, ovvero come relazione diretta tra segni. Tutto ciò che serve oggi per attivare un processo semantico soddisfacente è: decodificazione, riproducibilità, e naturalmente velocità. L'oggetto della nostra conoscenza diventa così qualcosa di conchiuso, di massivo e descrivibile solo in termini di proprietà riferibili a sé stesso, o tutt'al più all'attività conoscitiva del soggetto.



2018

Silvia Cegalin
Filosofie della Carne e del Corpo [da Merleau-Ponty a Deleuze]

Ancora una volta è il rapporto con il sensibile l’unico modo per accedere all’esperienza, sottraendo il corpo a strutture e dogmi di carattere psicologico per renderlo sostanza viva colta nel suo abbraccio con l’altra carne: il mondo. La carne, di conseguenza, diviene l’unica possibilità di apertura e di incontro verso l’altro; il tessuto connettivo che unisce mondo e corpo in un legame che si realizza in una stessa trama, conducendo le due “entità” a mutare e ad integrarsi tra loro in una metamorfosi che non avrà fine, e a cui Merleau-Ponty darà il nome di chiasma.



Maurizio Montanari
La letteratura minore nell’argot di Céline

Andrea Lombardi sostiene che: oltre la prima rivoluzione dell’argot, Louis-Ferdinand Céline supererà l’impasse creativa dopo Morte a credito con l’ancor più straordinaria creazione della petite musique, la scrittura emozionale, dei puntini di sospensione e esclamativi per tentare di replicare pause, enfasi e ritmo del parlato ‘tridimensionale’ trasferendolo con uno sforzo stilistico immane nel ‘bidimensionale’ del segno sulla pagina.



2017

Jacopo Francesco Mascoli
Jacques Rancière e il significato politico dell’estetica

Alla base della politica vi è quindi un’estetica. Questa estetica, secondo Rancière, deve essere pensata in senso kantiano, come sistema delle forme a priori che costituiscono ciò che ci è dato percepire; dispositivo di esposizione delle cose che possono emergere appieno nella loro autonomia. Un’estetica che diviene quindi un preciso modo di articolazioni tra i modi di fare, le forme di visibilità di questi modi di fare e le modalità di pensiero delle loro relazioni.



2016

Giuseppe Crivella
Pessoa e il linguaggio come teatro di una egologia apofatica

Pessoa non abitò ma fu questo vuoto, gremito di scrittura, d'una scrittura notturna e cerebrale trafitta dalle asimmetriche flessioni di scorie percettive allestite a scenario ove lasciar esibire in uno spettacolo effimero e segreto quella sottile calca d'eteronimi [4] nel cui incessante tremito egli aveva deciso di dissolversi: «mi separo da me e vedo che sono il fondo di un pozzo».



Marco Nicastro
La prosa lirica dell’oscurità: il Notturno di D’Annunzio

Prendere un nuovo, più autentico contatto con sé stesso, tornare «poeta puro» dopo anni di arte messa al servizio della retorica della guerra, è l'evento centrale del densissimo racconto autobiografico scritto da Gabriele D'Annunzio nel 1916, a seguito di un incidente aereo realmente occorsogli che comportò la perdita dell'occhio destro.



2015

Giuseppe Crivella
Giunsi a me stesso dalla notte.
Linguaggio, soggetto e storia in Clemente Rèbora

In Rèbora la parola affiora dal silenzio attraverso una gestazione lenta, riottosa, sfrangiata, posta nella curvatura di uno sguardo che si fa palude d'occhi, epidermide ustoria, purpurea effusione da una ferita, la quale ingorga la sofferta cantabilità del mondo lasciandolo emergere come da un orizzonte brumoso e talmente prossimo a chi scrive da strangolarne la voce per un eccesso di immagini.



Giuseppe Crivella
Se il tempo è una caligine d’eternità perente.
Linguaggio, soggetto e storia in Dino Campana

Tutta la lirica di Campana vive di un dissidio profondo: spastica ed aerea, essa s'intrude in una levità arcana ed arcaica d'accenti fusi in un unisono étoilé ora sotto le sembianze di una metallica e vuota eco, ora sotto forma di rovente urlo scagliato contro la livida sonnolenza di spente divinità notturne torpidamente prossime all'estinzione. In tal modo il poeta costringe il nostro pensiero a confrontarsi con un'idea di lingua.



Giuseppe Crivella
Animalisation e retentissement: Bachelard tra Blanchot e Artaud

Pensiero e immagine palesano qui allora una complicità tortuosa ma solida, proficua e inaspettata: il primo penetra nelle cose rappresentate, si sviluppa in esse cercando di mettervi ordine, tentando un approccio che si muove verso la coordinazione dei sensi e dei nessi ravvisabili all'interno dell'opera.



2014

Giuseppe Crivella
Intervista a Renato Barilli: McLuhan, la letteratura e altro

Incontro Barilli nel tardo pomeriggio di un autunno perugino. È una figura che al tempo stesso ispira mitezza e rigore, discrezione e tenacia; ha la fisionomia di uno di quei rari studiosi che alla impostazione antidogmatica affiancano non solo la solidità del pensatore.



Giuseppe Crivella
Kafka, fabula nuda non datur...

Sovente nel leggere Kafka si è assaliti dall'oscura certezza che tutta la sua affilatissima prosa sia spasmodicamente attraversata da una sorta di sordo e multiforme dramma esegetico. Dramma qui è da intendere nell'accezione strettamente etimologica: azione, attività (scenica).



Stefano Scrima
Borges, Camus e la caduta eterna

L'uomo è un essere ontologicamente insaziabile e paradossale: vuole l'immortalità ma non la noia, vuole vivere al massimo, sentirsi eterno ma non troppo, per poi riconoscere, magari autocompiacendosi, l'effimerità della sua vita.



2013

Stefano Scrima
Dalí, Nietzsche e la fenicologia

Così nasce l'utopica fenicologia: la fenicologia insegna a noi viventi le meravigliose possibilità che abbiamo di diventare immortali nel corso di questa medesima vita terrestre, e ciò grazie alla segreta eventualità di ritrovare lo stato embrionale e di potere così realmente rinascere in perpetuo dalle nostre ceneri...



Davide Russo
Struttura delle immagini e assunzioni ontologiche dell'"approccio strutturale"

O il filosofo è presente là dove si determina il destino della Polis, oppure è il caso che lasci libero campo al poeta. Dico questo per mostrare che ciò che si trova all'inizio della filosofia, nella lotta per il controllo della Paideia, è ancora ciò che si trova alla fine. Solo che il luogo dell'agire e del pensare non è più la Polis...



Chico Mello
Precisione ed anarchia nell'opera di Morton Feldman

Quando parliamo di analisi musicale, o di qualsiasi altro tipo di analisi, immaginiamo un insieme coerente, e, come analisti, iniziamo a decifrare questa coerenza. In ordine di conoscerne il funzionamento, iniziamo un lungo processo di traduzione e classificazione degli eventi sonori in differenti categorie analitiche, come struttura, forma, gerarchia, sistema, per raggiungere la cosiddetta comprensione dell’oggetto.



Daniel Filoni
Le notti bianche. Una patologia del racconto

Tutta la storia potrebbe riassumersi, nel suo andamento discendente, nelle quattro battute finali. Il romanzo risulta costruito intorno a un accordo tematico fondamentale: il ritmo della narrazione alterna la solitudine del protagonista, nella quale si compie l'ascesa nella natura...



2012

Francesca Brencio
Hegel e la traccia della bellezza

Nella filosofia hegeliana non c'è posto per la bellezza: né per una bellezza naturale e corporea, né per una di tipo spirituale; né per una bellezza in grado di salvare l'uomo e di redimerlo e nemmeno per una bellezza che lo conduca alla perdizione ed alla dissoluzione di sé...



Jacopo Valli
Dell'estetizzazione dell’Essere

Rigorosa formulazione della riduzione dell’ontologia ad estetica è l’assimilazione dell’originario a traccia; meglio, a pittura. Ma se — come ho scritto — l’ontologia risente dell’estetica (e viceversa), anche a livello linguistico, e se pure assumiamo che l’Essere sia ridotto a pittura, penso anche...








© 2012 - 2020 kasparhauser.net